Quasi ogni giorno la stampa riporta casi di bullismo nell’ambito scolastico. Giovani troppo “esuberanti”, altri veri e propri delinquenti, perché tali sono, anche con tutta la comprensione per la giovane età e tutte le giustificazioni, si rendono responsabili di aggressioni, prevaricazioni e di atti di vera e propria persecuzione nei confronti di compagni di classe più deboli. Episodi, anche gravissimi, come la costrizione a rapporti sessuali, a cui segue una serie infinita di ricatti. Anche la realizzazione di filmini, utilizzati poi per ricattare, per umiliare, per imporre la loro volontà: “bulli” e vili , che traggono la loro forza dal gruppo, dal branco. Anche l’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione, che la larga diffusione dei computer, consente. Filmini realizzati con telefonini, inseriti in rete, spesso, aggiungono umiliazione ad umiliazione, sofferenza a sofferenza e qualche volta, l’esasperazione, la solitudine, il senso di impotenza, portano la vittima a compiere gesti inconsulti. Legati al “bullismo” vi è lo spaccio di droga nelle scuole, i danneggiamenti di locali scolastici e l’aperta sfida agli insegnanti, alle istituzioni. Troppo spesso si è portati a dare la colpa alle famiglie, alla società, a tutti, insomma, tranne che ai tanti delinquenti patentati che sono poi presenti,in percentuali elevate, nei gruppi che pongono in essere comportamenti da bulli. Certo, vi sono soggetti deboli, fisicamente o mentalmente, che si aggregano ai più forti, ai più determinati, ai più violenti , per una vera e propria sindrome del “gregge”: questi soggetti sono due volte vittime.Vi sono episodi raccapriccianti, che qualificano chi li pone in essere e chi vi assiste passivamente, con divertimento o, addirittura, partecipando moralmente all’aggressione, come nel caso, da ultimo, dalla diciassettenne che ha selvaggiamente aggredito una dodicenne.
Quando un gruppo di ragazzi, in ambito scolastico, giunge a sbeffeggiare ed aggredire una compagna di classe, disabile, a filmare la vergognosa scena e diffonderla in rete, c’è veramente di che indignarsi. Colpa della Scuola? Accade spesso, che un insegnante, “reo” di aver richiamato un componente la sua classe, per lo studio o per il comportamento, riceva, poi, la visita dei genitori, che protestano per il sacrosanto comportamento dell’insegnante, giustificando il comportamento del figlio, giungendo, talvolta, ad aggredire l’insegnante. Oggi, purtroppo, fare l’insegnante non è cosa facile. Qualche decennio fa, in casi del genere, i genitori avrebbero riservato al “discolo” un “richiamo supplementare”, oggi , una cosa del genere è impensabile. Giovani responsabili di “bullismo”, nell’eccezione più ampia ed inclusiva del termine, dovrebbero essere pienamente responsabili dei lori atti, dopo i 14 anni, quindi, dovrebbero essere trattati, davanti la legge, come qualsiasi altro cittadino. Il nostro Codice Penale è, indubbiamente sempre attuale, nonostante sia “ultraottantenne”, ma dal 1930 ad oggi, il mondo è cambiato, i ragazzi non sono più quelli di una volta. La TV, la infinita possibilità di conoscenza e di movimento, portano i nostri figli ad essere molto più maturi e consapevoli, rispetto ad un ragazzo degli anni ’30, per cui, dai 14 anni in poi, si dovrebbe essere pienamente imputabili, in quanto è da ritenersi, che i giovani di quell’età, siano perfettamente e pienamente in grado di discernere il bene dal male e di resistere ad eventuali sollecitazioni esterne. Nessun particolare trattamento per giovani che si rendono responsabili di atti di violenza gratuita questi individui, andrebbero pesantemente perseguiti. La troppa comprensione, l’eccessiva indulgenza, l’inconcepibile buonismo, a giudizio del Partito Pensionati, fanno solo male ai nostri figli: fanno due volte male a chi subisce il comportamento dei bulli ed ai bulli stessi, che non ricevono la lezione che meritano anzi, spesso, acquistano ancora più arroganza e si fanno beffa, oltre che delle vittime, della Scuola, della famiglia, delle istituzioni.
Quando un gruppo di ragazzi, in ambito scolastico, giunge a sbeffeggiare ed aggredire una compagna di classe, disabile, a filmare la vergognosa scena e diffonderla in rete, c’è veramente di che indignarsi. Colpa della Scuola? Accade spesso, che un insegnante, “reo” di aver richiamato un componente la sua classe, per lo studio o per il comportamento, riceva, poi, la visita dei genitori, che protestano per il sacrosanto comportamento dell’insegnante, giustificando il comportamento del figlio, giungendo, talvolta, ad aggredire l’insegnante. Oggi, purtroppo, fare l’insegnante non è cosa facile. Qualche decennio fa, in casi del genere, i genitori avrebbero riservato al “discolo” un “richiamo supplementare”, oggi , una cosa del genere è impensabile. Giovani responsabili di “bullismo”, nell’eccezione più ampia ed inclusiva del termine, dovrebbero essere pienamente responsabili dei lori atti, dopo i 14 anni, quindi, dovrebbero essere trattati, davanti la legge, come qualsiasi altro cittadino. Il nostro Codice Penale è, indubbiamente sempre attuale, nonostante sia “ultraottantenne”, ma dal 1930 ad oggi, il mondo è cambiato, i ragazzi non sono più quelli di una volta. La TV, la infinita possibilità di conoscenza e di movimento, portano i nostri figli ad essere molto più maturi e consapevoli, rispetto ad un ragazzo degli anni ’30, per cui, dai 14 anni in poi, si dovrebbe essere pienamente imputabili, in quanto è da ritenersi, che i giovani di quell’età, siano perfettamente e pienamente in grado di discernere il bene dal male e di resistere ad eventuali sollecitazioni esterne. Nessun particolare trattamento per giovani che si rendono responsabili di atti di violenza gratuita questi individui, andrebbero pesantemente perseguiti. La troppa comprensione, l’eccessiva indulgenza, l’inconcepibile buonismo, a giudizio del Partito Pensionati, fanno solo male ai nostri figli: fanno due volte male a chi subisce il comportamento dei bulli ed ai bulli stessi, che non ricevono la lezione che meritano anzi, spesso, acquistano ancora più arroganza e si fanno beffa, oltre che delle vittime, della Scuola, della famiglia, delle istituzioni.
L'Addetto Stampa
Luigi Ferone